Giorgio è stato uno dei più grandi pionieri  del modellismo italiano radiocomandato e sapeva riprodurre in scala come nessun altro aerei di tutte le dimensioni e forme. 
Così lo ricorda commosso l'amico Giovanni Bazzani Presidente del Gruppo Modellistico Eolo e delegato regionale della Federazione Italiana per l'Aeromodellismo, - iniziò negli anni '60 e nel 1975 realizzò la riproduzione di un "Jumbo 747"con cui stupì il mondo per le sue dimensioni di gran lunga maggiori rispetto a quelle dei modelli dell'epoca. Ovviamente a quei tempi i motori jet non esistevano, e lui ovviò a ciò motorizzando la sua creazione con 4 motori da 2,5 hp a elica:   ora questo aereo è esposto nel "Museo dell'aria e dello spazio" a San  Pelagio , a Padova.
Fece volare questa sua creazione  a Parigi e a  Roma ed anche a tutti i raduni di livello mondiale ai quali amava partecipare. 
Nel gruppo di amici di passione e di una vita, anche Roberto Mollea presidente del Gruppo G.A.P. di Pianezza:- Giorgio è stato il socio fondatore del gruppo nel 2002, era la nostra anima, quando eravamo in campo lui non era solo un modellista, ma anche un  medico, e di grande levatura, dispensava a tutti generosamente consigli sul come migliorare la propria salute, mentre io in cambio gli svelavo segreti da ingegnere.
Ai raduni Giorgio con l'amico Giuseppe Ghezzo erano i migliori specialisti di fumogeni con cui facevano volare i loro modelli con i colori italiani:  - Giorgio amava l'Italia e la portava in cielo facendo volare gli apparecchi con acrobazie a doppio cuore con la scia generata dal fumogeno..
Anche l'amico Renzo Rognini testimonia di momenti felici ed a volte assai spensierati: - Era inverno e lui arrivò in pista con un furgone attrezzato con un ecodoppler e ci sottopose tutti ai controlli relativi.
In un altro caso ridusse anche un'ernia ad un socio del club Eolo, fonte di notevoli sofferenze per quest'ultimo .
Accanto al figlio Tobia uniti dalla passione Giuseppe Dardanello presidente del gruppo Aeromodellistico monregalese ed il gruppo di Cossato AERBI.
Ma " el Dutùr " Giorgio Enrico era anche un appassionato di auto d'epoca, come la Rover di cui andava fierissimo, abbellita con la bandiera inglese sugli specchietti e sul tetto, e di moto semidistrutte che rimetteva su strada con capacità ed abilità incredibili. Ed è proprio la sua inseparabile moto, una Honda CSX guidata dal figlio Tobia, ad attenderlo rombante sul sagrato della chiesa di San Giuliano dove amici e parenti si sono uniti insieme ad attenderlo per l'ultimo saluto.