80 anni con lo sguardo verso il cielo

Sono più di 80 anni che per Rovereto si aggira un gruppo di stralunati cittadini con lo sguardo rivolto verso il cielo. Nelle nuvole si direbbe, ma a ben guardare qualcosa lassù si vede. Si tratta degli aeromodellisti che dalla fine degli anni '20 del secolo scorso, non hanno mai smesso di sognare il volo. In tutte le sue declinazioni.
Una data è certa: il 1934. Quando un gruppo di giovani con la passione del volo hanno deciso di formalizzare il primo gruppo di aeromodellisti in Trentino e tra i primissimi d'Italia 1. Fu così che venne fondato il GAR, Gruppo Aeromodellisti Rovereto esattamente ottant'anni fa. In quello scantinato dove si trovavano per scambiarsi esperienze, informazioni e costruire, c'erano Gino Piccoli, che ne fu presidente per 25 anni ed Aldo Ciaghi. Ma anche Giovanni Costa, Giovanni Gottardi, Giuseppe Caberlon, Oscar Pomino, Mario Bruschetti, Gaspare (Rino) Dapor ed altri. A loro poco più tardi si aggiunse Guido Vettorazzo, testimone diretto di quella storia che ha messo nero su bianco dieci anni fa, e che a sua volta fu presidente del GAR per altri 25 anni dopo Piccoli.
Ma in realtà notizie dei ragazzi roveretani affascinati dal volo le abbiamo dalla stampa fin dagli anni '20. In un articolo del Gazzettino del 1929, è fotografato un giovane Gino Piccoli (conosciuto col nome “pulcino”) che richiama il 1926 come anno dei primi esperimenti di volo. Lo stesso Piccoli ha lasciato testimonianza di ciò, in alcuni scritti conservati al museo Caproni. Sarebbero quindi quasi 90 anni da quando attorno a Rovereto si è levato in volo qualche tipo di aeromodello. Ma allora Gino era un ragazzino di 13 anni, e di aviazione conosceva quel che passavano alcune riviste quali “L'Aquilone” a diffusione nazionale, e sulle quali erano descritte le imprese degli aviatori italiani. C'era il fascismo, e l'aviatore era ritratto come un eroe che solcava i cieli con macchine fantastiche. Ma a far volare gli aeromodelli del giovane Gino non era certo il mito glorioso descritto dalla stampa. Allora, come adesso, ci volevano conoscenze tecniche, capacità costruttiva, conoscenza delle leggi fisiche. Una serie di informazioni che non erano neppure facili da reperire. Ma poi serviva tanta, tanta pazienza, caparbietà e passione per il volo. Tutte doti che Gino Piccoli aveva, tanto che verrà più avanti insignito del titolo di “pioniere dell'aria”.
80 anni fa non esistevano campi di volo o strutture similari a Rovereto. A Trento l’aeroporto di Gardolo è oggi occupato da strade e dalla discarica, ma allora era una utile rassegna di velivoli e di esperienze ed era affiancato dalla fabbrica di velivoli “Gianni Caproni”. Proprio la fabbrica, oltre alle forme degli aerei cui ispirarsi, era una fondamentale miniera di materiali aeronautici scartati per i velivoli, ma preziosi per le piccole realizzazioni.
Il volo in miniatura era necessariamente pionieristico, come ci ricorda Guido Vettorazzo nella sua storia delle origini dell'aeromodellismo trentino. Non mancavano gli spazi aperti per le prove neppure a Rovereto, tanto che i primi esperimenti furono fatti alla località Maioliche, in un luogo oggi impensabile per una simile attività poiché è divenuto un quartiere cittadino. Oppure ai giardini pubblici Perlasca, al centro del quale si provavano piccoli alianti. Anche la prima sede-laboratorio degli aeromodellisti roveretani fu singolare: una stalla. E per banco di lavoro una mangiatoia adattata. Poi, a partire dagli anni ’30, la prima sede ufficiale al piano terra del Palazzo dell'Annona, ovvero la attuale biblioteca pubblica.
Dopo la guerra qualcuno di quei ragazzi tornò molto provato, qualcuno purtroppo non ritornò. Ma la passione per il volo riunì nuovamente il gruppo, con forse più voglia di prima di ripartire. Al punto che il GAR propone una gara internazionale per alianti in pendio alla Stella d'Italia nel 1949. L'appuntamento biennale proseguì fino al 1963 per divenire la coppa Europa che tutt'ora è disputata col crisma dell'ufficialità come coppa del mondo. Nelle ultime edizioni si contavano un centinaio di appassionati italiani o provenienti dall'area germanica. La stessa attività organizzativa è poi ripresa nel 1981 a passo Coe, e dal 2010 sui Lessini, ove si disputano gare tuttora molto partecipate a livello internazionale.
Sempre negli anni '50 si vola alla periferia della città, località Navesel. Anzi: si fanno atterrare anche velivoli veri, e si sperimentano i nuovi motori a scoppio sui modelli in volo vincolato. Quindi arriva il radiocomando. Allora un rudimentale modo di far girare il modello a destra o sinistra, oggi un sofisticato computer di bordo.
Nel 1952 resta famosa l'esibizione testimoniata da un foto in bianco e nero, nella centralissima piazza Rosmini gremita, dove uno spericolato pilota (Guido Vettorazzo) dal centro della fontana conduce un modello in volo circolare. Poi per molti anni esibizioni allo stadio Quercia il 25 aprile, con modelli sempre più sofisticati, fino a giungere al “Meeting dei Campioni” del 2012 nel quale si sono esibiti elicotteri, aerei acrobatici, riproduzioni. Vola di tutto e la fantasia non ha limiti: si è visto in volo notturno un Gabibbo che ha lanciato una serie di fuochi d'artificio.
Tutte le evoluzioni della tecnica sono in qualche modo anticipate dagli aeromodellisti e dal loro gusto per la ricerca sperimentale. C'è stata l'epoca dei pulsoreattori che il GAR Rovereto per primo ha ospitato in una manifestazione ufficiale, poi dei motori a turbina. C'è una ricerca di uso di materiali che molto spesso ne ha anticipato l'uso in aviazione. Così pure lo studio sui profili alari, della forma delle eliche ed altro: le riviste di aeromodellismo molto spesso contengono veri e propri trattati di fisica o di ingegneria dei materiali.
Il GAR Rovereto ha sempre dimostrato un particolare attaccamento alla città ed una vocazione didattica rivolta alle nuove generazioni che ha iniziato molti giovani alla conoscenza del volo. L'elenco di coloro che hanno iniziato con gli aeromodelli per finire col brevetto da pilota è lunghissima. Primo della lista lo stesso fondatore del GAR, Gino Piccoli. Si iniziano a tenere corsi di aeromodellismo fin dai primi anni '50 e tutt'ora la sede e la pista di volo dei Lavini ospitano tutti gli anni gli alunni dei corsi. Si impara la teoria, le leggi del volo, la pratica costruttiva. Perché una delle attività alla quale i soci del GAR non sono mai venuti meno, è stata quella di trasmettere la passione da una generazione all'altra, trasmettendo per quanto possibile i saperi che via via si sono accumulati, ma soprattutto le magnifiche sensazioni che si possono provare ad ogni volo.
Il GAR grazie a questa vocazione didattica, è sempre stato a livelli di eccellenza anche nei risultati sportivi. Il palmares dei titolo conquistati dal GAR è molto lungo, e percorre tutti gli anni della sua storia.

Il GAR Rovereto


1 Questa circostanza è confermata da un articolo del “Gazzettino” del 31.7.1939, ove si sottolinea come a quella data il GAR era ufficializzato da più di tre anni, mentre esisteva un secondo gruppo provinciale, il gruppo di Trento, solo da quattro mesi. Per poi avere l'ufficializzazione di un secondo gruppo in Trentino, bisognerà aspettare il 1958, quando si formalizza il GAT di Trento, come riportato dalla rivista Modellistica, marzo 1958, pag. 74.


25 aprile 1952: Guido Vettorazzo in una piazza gremita mostra il volo circolare

Anni '50, foto di gruppo per la Coppa Stella d'Italia di volo libero in pendio.


1970: un decollo sulla pista del GAR in località Loppio.


Volo libero oggi: il GAR continua
con il volo in pendio


La foto testimonia come si scendeva anche sulle piste di aeromodelli con aerei veri